Cos'è un Terrarium?

Si tratta di piante messe a dimora in un contenitore di vetro trasparente - attualmente è un elegante elemento d'arredo, soprattutto, una tecnica di coltivazione efficace e poco impegnativa per molte piante che amano ambienti umidi.
Il primo a spiegarne il funzionamento fu il medico inglese N. B. Ward che, nel 1829, notò la crescita spontanea di una felce e di un germoglio d'erba in una bottiglia di vetro in cui aveva sigillato una crisalide di falena con un po' di terriccio.
Ward osservò anche una leggera condensa sulla superficie interna della bottiglia e grazie alla sua passione per la botanica riuscì a capire il meccanismo in atto: attraverso la respirazione, le piantine emettevano vapore acqueo che, condensandosi sul vetro e ricadendo al suolo, tornava alle radici ricreando in piccolo il ciclo dell'acqua del Pianeta.
La cosiddetta "teca di Ward", da lui inventata e subito utilizzata da botanici e coltivatori dell'epoca per trasportare oltreoceano specie che non erano mai sopravvissute ai viaggi precedenti, è quindi l'antenato del moderno terrarium.
In un sistema del genere, l'ossigeno emesso dalle foglie attraverso la fotosintesi diurna viene utilizzato dalle piante per la respirazione, mentre l'inverso avviene per l'anidride carbonica, le foglie che invecchiano e cadono contribuiscono a concimare il terreno. È un vero e proprio ecosistema autosufficiente in miniatura ed è anche il meccanismo attraverso il quale le prime piante hanno reso respirabile l'atmosfera terrestre e permesso la vita delle altre specie sulla Terra. Non è affascinante?

RIassumendo

Di giorno

La pianta trasforma l’acqua, l’anidride
carbonica e la luce in zuccheri e ossigeno.

Di notte

Nell’oscurità, la fotosintesi si interrompe ma la pianta continua a “respirare”. Assorbe l’ossigeno presente nell’atmosfera e libera anidride carbonica e vapore acqueo.

Temperatura, umidità e innaffiatura

Il terrarium è pensato per essere tenuto all'interno. Le piante utilizzate amano infatti ambienti caldi e umidi, perciò la temperatura dovrebbe essere mantenuta tra i 13 e i 27 gradi.
Essendo un sistema chiuso, il terrarium non ha quasi mai bisogno di essere innaffiato. Nella maggior parte dei casi però la chiusura non è ermetica e può capitare che l'umidità diminuisca con il tempo.
Se il terriccio - e il muschio, quando presente - diventa secco al tatto, allora è il momento di procedere con l'innaffiatura.
È consigliabile utilizzare un nebulizzatore e irrorare la base delle piantine con acqua non calcarea. Non bisogna avere paura di sollevare il coperchio del terrarium per controllarne lo stato, se necessario, ma è raro che ci sia bisogno di più di un intervento all'anno. Va da sé che se si rimuove il coperchio troppo spesso l'umidità va persa più velocemente. Se al contrario notiamo un eccesso di condensa (più della metà della superficie interna), possiamo asciugarne una parte con un fazzoletto o un panno puliti.
Nei casi peggiori, quando cioè la condensa è costante e ci impedisce di vedere le piante all'interno, si può tenere aperto il terrarium per circa 24 ore, in modo da permetterne l'evaporazione. Infatti, un tasso di umidità eccessivo può provocare la comparsa di muffe e marciumi. Se si vuole, per garantire una crescita armonica delle piante si può ruotare periodicamente il terrarium di un quarto, sempre nella stessa direzione. Questo permette anche una distribuzione più omogenea dell'umidità, in quanto la condensa si forma sempre sulla parte più fredda della parete interna.
Attenzione però a non ruotare il terrarium più di una volta al mese per non stressare troppo le piantine.

Esposizione

Il terrarium deve essere posizionato in un ambiente con adeguata illuminazione naturale. Solo così le piante al suo interno potranno effettuare la fotosintesi e dare avvio al ciclo di respirazione e condensazione del vapore acqueo, a più di un metro da una finestra esposta a Nord, per esempio, le piante non ricevono luce sufficiente. Da evitare, invece, l'esposizione prolungata ai raggi diretti. Essendo lo scambio con l'esterno ridotto al minimo, infatti, la temperatura all'interno del terrarium può aumentare eccessivamente e mettere in pericolo le piante.

Origini del Marimo?

Il Marimo è un particolare essere vivente il cui nome, di origine nipponica, si traduce con il termine “algapalla”.
Scientificamente noto come Cladophora o Aegagropila linnaei è una pianta acquatica a forma di palla che cresce spontaneamente nei laghi Australiani, Scozzesi, Islandesi ma soprattutto nel lago Akan in Giappone.
La sua forma sferica deriva dalle onde e dalle correnti presenti nelle acque originarie che modellano i filamenti facendolo rotolare dolcemente sui fondali.
Vive in natura più di 100 anni e ci sono esemplari che sono arrivati fino a 200 ann, ma la sua straordinaria particolarità è che cresce solo 5 - 10 millimetri all’anno.

Una storia romantica

La leggenda narra che due innamorati stile Romeo e Giulietta si nascosero sulle rive del lago Akan, in Giappone, per sfuggire alle famiglie che li volevano separare.
Per vivere un amore eterno i loro cuori si trasformarono in Marimo e fluttuarono insieme nelle acque senza separarsi mai più.
Ecco perché a questa alga-palla viene conferito il potere di donare amore, serenità e longevità ed è un regalo beneaugurante in ogni occasione.

Come prendersi cura
dell'alga-palla

Il Marimo è un essere vivente che non necessita di particolari cure, ma ovviamente bisogna ricordarsi che per mantenerlo in vita sono necessari alcuni accorgimenti.
Di solito l’alga-palla viene venduta in barattoli o vasi decorativi pieni di acqua; è necessario cambiare l’acqua ogni 2 settimane ( va benissimo quella del rubinetto) in inverno, mentre in estate l’operazione va fatta ogni 10 giorni.
Durante questa operazione dovrete sciacquare e poi schiacciare il buffo essere come se fosse una spugna; in questo modo rimuoverete il liquido in eccesso prima di reintrodurre il Marimo nel suo habitat.
Chi lo desidera può mettere le buffe alghe all’interno di un acquario purché non siano presenti pesci rossi.
Oppure tenerle in bocce o barattoli in qualunque angolo della propria abitazione o ufficio, l’importante è che non prendano luce diretta e stiano in un luogo fresco.

Kokedama, che cos’è?

Il Kokedama, è grossomodo, una pianta che spunta dalla sommità di una sfera ricoperta di muschio. In Occidente è stato il garden designer Fedor Van del Valk a introdurre per primo questa tecnica di coltivazione usandola per realizzare i suoi “string garden” – letteralmente “giardini di corda” e in pratica interi spazi verdi sospesi nell’aria, fatti da esemplari vegetali che crescono a partire da basi di substrato libere da vasi, appesi e collegati al soffitto tra loro da funicelle o dai più diversi e colorati tipi di spago.

Origini storiche

Queste piccole palle di muschio sono un’antica tradizione del giardinaggio giapponese. 
Una leggenda narra che un contadino giapponese in condizioni di estrema povertà, non potendo permettersi di comprare vasi di coccio, avvolse le piante in sfere di terra fertile e drenante, poi le ricoprì di muschio e creò il primo Kokedama della storia. 
Oggi questa tecnica ha riscosso grande successo poiché è in grado di donare un tocco originale agli ambienti ricorrendo ad una soluzione totalmente naturale.

Come prendersi cura del Kokedama?

La tecnica del Kokedama non prevede una manutenzione particolare per la cura delle piante: sarà sufficiente procedere all’annaffiatura dei vegetali in modo regolare per evitare che secchino.
Tuttavia ogni tipologia di pianta prevede una frequenza differente dell’annaffiatura: ad esempio i vegetali erbacei e quelli da frutto devono essere annaffiati una volta a settimana, le piante grasse invece possono essere annaffiate una o due volte al mese a seconda delle temperature, se il caldo è eccessivo infatti il vegetale tenderà a disperdere molta più acqua attraverso l’evaporazione.
Annaffiare un Kokedama è un compito relativamente semplice. Il miglior modo per capire se la palla di muschio ha bisogno di acqua è sentire quanto pesa. Si può anche controllare il muschio, se sembra asciutto va annaffiato. Immergere il Kokedama in acqua a temperatura ambiente in una bacinella per circa 5 minuti dovrebbe essere più che sufficiente per garantirsi che sia ben bagnato, successivamente strizzarlo e riporlo nel posto desiderato.

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